Sarò anche un caso umano.
Lo psichiatra lascialo ad altri.
Ai deboli di spirito.
Problemi i miei che risolvo da solo.
I miei sono voli di aquila
sorvolanti lande dove regna
il pattume mediatico.
Dove alla costanza della perseveranza
si sostituisce la stasi temporale
della lassitudine borghese.
Dove la mia luna più non bagna
i miei arti pallidi.
Dove i miei sogni da maniaco omicida
restano relegati all’onirico regno
e non hanno possibilità di materializzarsi
nelle terre in cui regna il nano catodico
dispensatore di sorrisi melensi ed idilliaci.
Un mondo il mio in cui manchi solo “tu”.
Tra una birra e l’altra
il tuo pensiero mi assale
rendendomi migliore.
Inquieto.
Fortemente insoddisfatto
ti vorrei nel mio letto
per ore infinite.
Per ore eterne
vacue
fatte solamente di te.
Fatte di solitudine
apparente
di occhi penetranti
ignoranti il buio della mia anima.
Scavanti a fondo
mi mettono a nudo:
un nudo in cui mi sento a disagio
in cui so di essere indifeso.
Mi dono a te: carne inutile
la mia,
spero di essere ciò che più
ti soddisfa.
Un solitario caso da manicomio
che in te cerca salvezza.
Salvezza inaspettata.
Fatta di neri fili sparsi,
capelli di crine di cavallo
nero
che mi avvolgono, mi soffocano
e per mia fortuna
mai più mi lasciano.