È un mezzo asettico
che non ti procura
la sensazione
di stare a creare un qualcosa
destinato a rimanere.
Scrivere sul cellulare
per passatempo.
Un vizio che non mi toglierò
mai.
Quello di scrivere intendo.
Perdere il riferimento
per procurarsi un momento
di distanza dal mondo.
Stordirsi di parole
ed assonanze
senza pensare alle sostanze
ne alle maldicenze.
Restarsene distanti
in un istante di tepore
di un ozio ristoratore.
Consolatore.
Un oratore svogliato.
Un cappello a cilindro
senza coniglio dentro
perché è scappato.
Un odio immotivato
per la vita.
Per ogni via d’uscita
preclusa.
Per ogni mancanza di tatto
senza aver domandato scusa.
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