Un ginocchio ferito. Un cuore seppellito. Un genocidio come al solito giustificato dalla fame per la terra. Questa terra divisa, sanguinante, per la quale non si ha più nessun rispetto, nessuna remora. Un progresso non necessario. Una fierezza che si è andata dimenticando. Da questa ferita al ginocchio nasce un mondo magico mistico fatto di animistiche credenze di solitudini necessarie per l'approssimarsi della giusta visione. Una danza di un sole ormai tossico nero non serve più per l'appartenenza ad un popolo o per la maturità raggiunta ma solo a commemorazione di una verginità perduta negli abissi totalizzanti della bramosia umana.
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