Un artista falso. Un poeta insulso. Un jazzista al neon. Un ologramma poco definito. Un servizievole inganno fatto di ingratitudine. Un solitario essere vagante nella desolazione del suo cuore. Un amore gravitazionale che permette di circunnavigare tutte le acque tumultuose del mio cuore. Una bestia, scontrosa, incazzosa, piena di vizi. Di stupidissimi complessi. Un mea culpa recitato mestamente. Un solstizio dell'anima che celebra la guarigione della coscienza. Inutile chiedere aiuto se non so ascoltare. Inutile chiedere costanza quando ci si altera troppo facilmente. Inutilmente continuo a chiedere. Inutilmente sbaglio di continuo con le persone a cui tengo. Quelle che porto nel mio cuore. Feritemi ogni tanto. Ricambiate la mia stessa freddezza. Odiatemi se necessario. Non vi alienerò più con i miei falsi problemi. Ipocondriaco dell'anima. Vivente con un idiosincrasia per la felicità, sposo della tristezza. Il fautore della morte della speranza chiede se esiste un perdono possibile. Se è possibile cancellare il peso che si ha sulla coscienza. Eliminarlo dal groppone. O almeno alleggerirlo.
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