La gente viene e và. Individui devianti da menti il cui intelletto denuncia uno stato di demenza acuta. Assordanti canti muti risuonano dalla fiera dell'arroganza. Dolcissime figure femminili occupano l'atrio della mia mente in attesa di prendere forma d'innanzi alla mia figura distante ed alienata. Virgole nevrasteniche fanno ogni tanto la loro comparsa in frasi che non ne hanno affatto bisogno. Spezzano in mille modi diversi i discorsi improvvisati di presidenti tracotanti e brancolanti negli oscuri tunnel verbali dei propri slogan politici. Cessano di essere impertinenti se sono in mano ad un grande scrittore o scrittrice che sa come dosarle e caricarle di significato. Dispensatori di speranze o di queste ultime primi detrattori. Grandezza in parole casuali e volutamente poco provocatorie. Dentro abbiamo cose ignobili da confessare e riti satanici nuovi da far praticare, nell'oscurità, ai nostri neuroni stanchi: resi lenti da un danzare in modo circolare e costretti a tenere il ritmo del nostro canto cardiaco tribale. Stralunati edifici si piegano facendo inchini a destra e a manca. Ti scrutano insieme alle automobili portate da questi ultimi a passeggio per la città. Ci raccontano, abbaiando con i clacson, la nervosa condizione umana. Denunciano la sua voglia di morte automobilistica verso chiunque gli abbia tagliato la strada. Liti familiari fanno da colonna sonora a queste passeggiate che durano tutto il giorno e che ciclicamente non lasciano vuoto neanche un solo istante di sta vita. A volte un pacifico silenzio di aria casalinga spezza il terribile odore del mondo esterno e ci riconduce lentamente ad una sensazione di piacevolezza che neanche noi ci ricordavamo di aver mai provato. Non riconosciamo più niente poiché il nostro naso è viziato dall'odore infetto di tutto ciò che di marcio resta nei nostri cuori ad orologeria che prima o poi scoppieranno liberando così sto marciume e dando il via alla sua legalizzazione che avviene tramite l'abitudine alla sua lenta ma costante inalazione.
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