I miei sogni inamidati riposano sul fottuto cadavere di Lenin. Sul feretro della sua rivoluzione tradita da quattro compagni militari e da due burocrati ignoranti e mal indottrinati. Da Baffoni salvanti pope preservanti icone di madonne nel momento dell'imminente disfatta. Rimpatriate da gulag troppo precipitosi di compiere il loro lavoro tali immagini vengono supplicate da miseri relitti umani mandati alla guerra. Mandati a morire di fame e di freddo in nome della "santa madre Russia". Quei miei sogni dialogano con la giovane carcassa di questa matassa di idee chiamata Libertà: anch'essa spaesata dall'uso che gli uomini chi più chi meno fanno di lei violentandola di continuo riducendola come la madama "Giustizia" di quella vendetta iniziante per V che fin troppe volte si è fatta concupire troppo facilmente dai più lascivi degli uomini.
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