...per animi affini
Scrivo per te? Per me? Per noi? Forse per gli altri? Facciamo che sto zitto e che le parole siano soltanto meri stupidi segni di una vanità trascritta in simboli. Quella vanità che era diventata forza: quel vanto derivato dal tuo "pensiero". La bellezza del mio scrivere passato ti deve molto... ma non tutto. Ti deve quell'intensità nelle sensazioni: dall'amore più profondo e spassionato alla rabbia del rifiuto posticipato. Non scrivo più per te o di te… scrivo di un ricordo assai felice che in ogni caso ricordo resta. E alle tue parole ripetute quasi meccanicamente rispondo con un sorriso disincantato. Quello di uno che difficilmente ormai ti crede. Poiché volente o nolente nonostante i suoi mille sforzi nel non screditarti davanti agli altri ha perso la fiducia in te. Ti ascolta non più con le orecchie dell'illuso che spera... ma con quelle di uno ormai stufo dei tuoi tentennamenti e delle tue motivazioni vuote che si perdono nell'antro di quella che tu vorresti amicizia ma che risulta improbabile tanto quanto l'amore che io stupidamente speravo di ricevere da te.
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