Solstizio d'estate. Malattia incalzante ed invadente. Pazzie costanti con picchi vertiginosi mettono paura oscillante nel corpo di chi si è messo ad un'altezza che non gli compete. Poche esperienze rendono le poesie sterili. Poche esperienze rendono il me stesso partecipe e divertente un apatico salice piangente moscio ed atterrito. Solo per me canto un verso di una canzone irriverente e poco sentimentale per chi ha orecchie solo per la sdolcinata parola dell'amore. Grandi carri mortuari passano sulle autostrade della vita di qualcuno mentre l’asfalto bollente è ancora imperlato di vapore acqueo fatto di niente che bagna l'esistenza che prosciuga la tua voglia. Impronte lasciate sul cemento a presa rapida intrappolano i tuoi sogni: detengono il tuo potere decisionale. Ragni volanti mettono ali della felicità per dirigersi in paesi dove almeno qualcosa ha un senso ben preciso. Mi limito a volerti. Mi diverto a desiderarti. Nulla più di questo. Accontentati e godrai. Accontentati di non vedermi. Urlanti pensieri dallo spessore minimo e della profondità di un maiale inferocito sgozzato e poi frollato. Bastonato e relegato ad un ruolo da suino che mai avrebbe interpretato in pieno la sua voglia d'amare e di liberarsi dal suo mondo.
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