Cantine di ricordi messi sotto chiave: soave è il clangore altisonante che pervade le aule "vuote" del cuore. Mi chiedi risposte per domande che non mi sono mai posto: quieto cerco di restare di fronte alla tua insistente opera di persuasione mirata ad estorcermi informazioni ottenute "con il sangue". Chiedile alla gatta morta appesa al gancio. Chiedile a quella bocca aperta sul mio collo: nauseabonda, puzzolente, quasi nociva per l'olfatto, ma parlante, urlante, vocifera verità inumane in dialetti incomprensibili. È l'unica risposta al "tuo" tentativo di chiusura della bocca principale. Elaborare, adattarsi. Spingersi oltre limiti incomprensibili. Scrivere oltre i margini dell'esistenza, rime al curaro che nessuno mai leggerà, sui bordi confusi e cupi di un giornale comunista passato di moda, andato in rassegna a revisionisti storici destrorsi. Discorsi, rimandi, link verso pagine interattive prive di contenuti significativi. Dati che non hanno codifica restano informazioni criptiche negli archivi affollati del mio cuore urlante.
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I ripostigli portano spesso in se grosse verità ormai celate alle nostre menti. Restano latenti per anni di esistenze trascinate. Restano però... e quando meno servono... li ritroviamo... li riaccendiamo... per poi abbandonarli dopo quel poco entusiasmo per averli ritrovati.