Silenzio. Notte ombre gemiti e lampi. Un silenzio di cose ripetute. Di cose perdute nell'assenza della voce. Del rumore prevaricante. Quel silenzio che suona come il fruscio di una penna che scorre su di un foglio: scorre con la leggerezza dell'alito di vento sospinta dallo stesso. Sorretta dal medesimo silenzio. Modesta, mai sopraffatta dall'ansia di essere chiacchiera ambisce all'onnipotente aula universale in cui regna la quiete la sinfonia dell'immemore silenzio. Il silenzio è già passato: come al solito inascoltato dal succedaneo dell'uomo totalmente inebetito dal frenetico frastuono. Dalla sua voce rivoltante. Rotto da pochi sussurri inutili. Debilitato dal puerile civettio di comari e compari. Il silenzio torna ad essere letale assassino del pazzo del bambino della badante intimorita dall'imminente scadenza del permesso di soggiorno. Il silenzio torna ad abitare le sue valli i suoi valichi inaccessibili le sue pause interminabilmente estatiche. Il suo eterno soliloquio si espande nelle siderali oscurità di uno spazio da tempo conquistato in cui da dominatore assoluto si aggira solitario il nostro muto avventuriero.
chiudi