Spokom - Sporadike Komunicazioni - Petrivelli Stefano

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Viaggi fai da te...

...controllati da supervisori occulti 

Il pretesto. 
Le motivazioni giuste.
Arditi come nessun'altro.
La strada scorre velocemente.
Ci lascia indietro
e finisce prima 
di arrivare dove noi vogliamo.
Semafori rossi e di altri colori.
Azzurro cielo che copre 
il volto dei disperati.
Un volante scappato al controllo
di mani vacillanti e approssimative.
Fuggiti da una banca 
che ci dissangua sempre di più.
Scampati ad un travaglio inutile
dispensatore di tristezza.
Evitando il marcio sapore della bellezza.
Sappiamo che rotolando 
lungo discese sconfinate 
arriveremo dove gli altri 
non riescono neanche a vedere.
Domando la strada:
nessuna indicazione buona.
Tutti cercano abili stratagemmi
per farti deviare e allungare.
Noi siamo messi sotto spirito.
Vacilliamo perché la terra trema
a causa di sconvolgimenti mentali
che ci seguono sempre.
Ci sediamo vicino ad edere soffocanti
che ci limitano il raggio visivo.
Vediamo il riso di una bambina
che ci comunica di non sapere 
come riuscire a ridere sinceramente.
Vediamo in fondo ai suoi occhi 
la strada giusta per riprenderci
appena in tempo.
Nel momento più opportuno 
riusciamo a stersare da noi stessi
donandoci attimi di convulsa e metodica calma.
Inseriamo la quinta 
e ci immettiamo in un'autostrada lenta 
ma scorrevole.
Calda, ma dolce nei modi di fare.
Paghiamo il casello 
e usciamo, 
sbagliando, 
troppo presto.
Troppo presto per dirsi soddisfatti.
Troppo presto per complimentarci con noi stessi.
Troppo presto per avere un rimborso spese 
per questo viaggio di lavoro 
intenso e poco gratificante. 
Manager in affitto.
Ditte appaltatrici di strade che mai vedranno il mare.
Mai nessuno sbocco per loro.
Veicoli che viaggiano su corsie sbagliate
e limousine imperlate di benzina che corrono infuocate
lungo le strade desertiche di un agosto infernale.
Troppi sanno che si sbaglia sempre troppo.
Ma in pochi si accorgono
che le strade sono tutte simili
e che portano però 
in posti ben diversi.
Tutti tra di loro uguali nella propria disuguaglianza.
Troppo datati per essere originali 
e troppo vergini per potersi dire 
centro culturale di un qualcosa.
Nessuno che ti spiega.
Nessuno che ti guarda o vita.
Tu ci scorri vicino.
Ma c'è chi di te 
nemmeno s'è mai accorto.
Continua imperterrito ad ignorarti
nonostante i tuoi continui e accorati appelli 
per condurlo ad una salvezza apparente 
che sa di un salato sapore di veleno bollito 
in marmitte sterili 
e prive di qualsiasi bivio.
Senza protezioni laterali
e senza indicazioni giuste.
Senza rocce di contenimento 
che arginano il tuo cadere o vita.
Il tuo scivolare lento e sgraziato.
Il tuo delirio costante 
che ci segue ad ogni nostro passo.
E ad ogni passo ci affossa 
costringendoci a deviare 
verso direzioni ignote
da cui non torneremo.
Roma 25-04-2003  

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