Mi sono liberato di rime inutili e di false assonanze. Mi sono sbarazzato di notti stellate e della luce miope dei loro [astri. Di tutto ciò che provoca tenerezza ho fatto un rogo che avvolge con le sue fiamme in un abbraccio lento l'inutilità . Corrode con la fiamma del sacro rogo scarlatto tutto ciò che si reputa intatto. Ho eliminato dalla mia memoria le immagini mentali che ritraggono [tramonti. Lento, calarsi di un sole nero che di rosso ha ben poco. Ho rasato i capelli ricci di ogni donna attraente. Ho ripreso a parlare con il vento. L'ho sentito sussurrare ed accompagnare la sua dolce bocca al mio orecchio. Mi ha svelato un'altra verità inutile di cui faccio tesoro. La rinchiudo nella mia cassaforte celebrale. Ho dimenticato come si fa a respirare normalmente. Ho disimparato a giocare con la materialità . Ho rinunciato ad un piacere che vorrei mi coinvolgesse in pieno. Ho dato sfogo alle mie perversioni e patologie psichiche su fogli di carta che non ne reggono il peso. Si sfondano nel mezzo. Si avvallano nel centro. Nella natura della carta esiste la flessibilità proporzionale a quella del pensiero di chi su di essa trascrive attimi di attività mentale intensa. Senza pensare a quello che si riporta sul supporto cartaceo si arriva a scrivere tranquillamente anche del proprio suicidio. Ho scordato come si fa a parlare dell'amore. Ho voluto dimenticare la grandezza dello sguardo lucido negli [occhi di una donna. Ho voluto tutto questo e quindi adesso me lo tengo. Senza inutili proteste e richieste di risarcimento.
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