Consumati dal vento. Arsi da un sole cocente. Docenti gravidi di nozioni inutili. Notiziari flash e bombardamenti. Mattinate perse. Amicizie nuove. Smaliziati tradimenti. La totalità dell'assenza. Capelli crespi e capelli ricci. Privi di scalpo. Città perse nel loro nulla. Sento gemere le loro strade: su lungo Tevere c’è sempre il martellante correre di fantocci austeri ed impietriti. Sento il cicalare di comari rompiscatole e impiccione manco abitassi in un paese. Sento l'impertinenza nella voce degli autobus e il cigolio delle porte del quartiere. Sento dei gatti in calore fremere d'amore sotto le mie finestre. Avverto un leggero odore nell'aria che soffoca i miei pensieri. Fosse qualcosa di meglio di un ristorante cinese che con i suoi odori invade il mio naso allora forse mi salverei le narici. Mi serve un attaccapanni nuovo e una gita in Umbria da un norcino. Ho bisogno di un maiale appena ucciso e confezionato. Dettato ad un trascrittore sordo. Messaggi visivi. Lontani dalle faccende di Roma. Al di là dei quartieri e dei centri abitati oltre i tempi calcolabili e traducibili in cifre. Oltre la mia coscienza superando la mia vita e la mia visione di ogni cosa. Oltre la misura necessaria ad impazzire. Oltre, ma sempre prima di morire.
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