Giorni passati. Passati a distillare veleno. Vederlo mentre su di me si condensava. Non era un piacere ma lo avvertivo come uno stimolo di crescita. Era un simbolo di poca autostima e di rabbia che scaturiva fuori dal mio cuore. Era testimonianza del momento in cui la vita viene a prenderti e a violentarti mostrandosi nuda nella sua bruttezza reale. Si sbenda donandoti la visione dei suoi occhi inespressivi. Ti regala i suoi sguardi gelidi. Mi rideva stupidamente dietro. Sentivo l'eco del suo riso trascinato e altisonante. Sapevo che era l'inizio di una nuova epoca in cui avrei chiuso i boccaporti del mio cuore a tutti. Ne ero a conoscenza ma l'arrendevolezza si era auto-riconosciuta regina del mio corpo. Sapevo che il veleno, nel futuro che adesso è presente, mi avrebbe consolato e fatto arrivare a tagliare nuovi traguardi. Rabbia come forza. Solo, contro un mondo qualunque. Aiutato ogni tanto da gente semplice. Il sole non splende tuttora ma la sua luce fioca è più naturale e meno sintetica di allora. È quasi consolante e tiepida. È la leggera carezza fatta dalla mano di una donna che non ho mai conosciuto.
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