...rubare agli altri attimi del loro tempo e del loro spazio mentale
La mia poesia è un cumulo di rottami vecchi ed in disuso. La mia poetica è il pianto di un bambino capriccioso ed [impertinente. È il gemito interiore di chi prende difficili decisioni. È il processo mentale di chi arriva a conclusioni sconvolgenti. È la rivoluzione che mi echeggia dentro come fanfare operaie strillanti che urlano contro la tirannia. La mia non è poesia. È una serie di parole sputate su fogli colanti di liquidi nutrienti dai sapori disgustosi. La mia scrittura è disordinata e kaotica simile al kaos in testa che governa la mia vita. Poetica del nulla inutile e alquanto fuorviante. Un discorso teso e allungato all'infinito. Dove non comunico niente di interessante tanto meno di lucido ed intelligente. Niente posizioni politiche a riguardo. Perso è il mio delirio nelle nebbie della vita. Persa è la mia follia che vaga nella folla dei normali. Comunicare è far sentire il proprio dissenso o non far sentire affatto niente. Provocare e assecondare. Questo è lo scopo del comunicare. La seduzione dell'immagine scontata e non sulla mente lungimirante e su quella "povera". Il sedurre dell'immanente massa di bit e di pixel che formano deframmentandosi un effige dai colori spenti ed [a volte accesi. La mia poetica è un comunicare di situazioni brutte e belle. Un comunicare di inutilità continue e devastanti. Comunicare è lasciare che tutto esca dalle viscere del nostro [essere. Esca e si perda nelle inconcludenti operazioni di continuo [salvataggio degli uomini. Comunicare non è salvare. Ma è un modo di essere ciò che si è e ciò che si vuol far credere di essere agli altri. Ingannare è anche comunicare come un interazione tra elementi fuorvianti che ti fanno eludere [la realtà .
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