Dal capanno degli uomini senza testa voglio donarti il mio vibrare. Un vibrare in direzioni negative quasi un balenare di impulsi freddi e gelidi che si stagliano sulle alture del mio essere. Alture difficili da scalare. Ampie come lo sguardo all'orizzonte di chi sogna. Sogna e guarda lontano. Osserva un essere che si trasforma in divenire. Sto sulle rive di un mare torbido e filamentoso. Incrostato dalla mucillagine che tutto invade. Ostruisce lo sfogo dei liberi pensieri dei visionari. Pensieri vaghi su un da farsi molto più vago. Un vagare per lande desolate in compagnia del tuo cuore. E la mia infelicità è solo un qualche cosa di avvolgente. Che non mi lascia. Che mi trascina a se con forza inaudita verso periodi di calma disperatamente piatta.
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