Non voglio entrare nel paradiso dei normali. Preferisco di gran lunga il mio inferno personale!

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Sentimenti divergenti per animi affini

Scrivo per te?
Per me? Per noi? Forse per gli altri?
Facciamo che sto zitto
e che le parole siano soltanto
meri stupidi segni
di una vanità trascritta in simboli.
Quella vanità che era diventata forza:
quel vanto derivato dal tuo “pensiero”.
La bellezza del mio scrivere passato
ti deve molto… ma non tutto.
Ti deve quell’intensità nelle sensazioni:
dall’amore più profondo e spassionato
alla rabbia del rifiuto posticipato.
Non scrivo più per te o di te…
scrivo di un ricordo assai felice
che in ogni caso
ricordo resta.
E alle tue parole
ripetute quasi meccanicamente
rispondo con un sorriso
disincantato.
Quello di uno che
difficilmente
ormai ti crede.
Poiché volente o nolente
nonostante i suoi mille sforzi
nel non screditarti
davanti agli altri
ha perso la fiducia in te.
Ti ascolta
non più con le orecchie
dell’illuso
che spera…
ma con quelle di uno ormai
stufo
dei tuoi tentennamenti
e delle tue motivazioni vuote
che si perdono nell’antro
di quella che tu vorresti
amicizia
ma che risulta
improbabile
tanto quanto
l’amore
che io
stupidamente
speravo di ricevere
da te.