Non voglio entrare nel paradiso dei normali. Preferisco di gran lunga il mio inferno personale!

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Ripostigli

Cantine di ricordi
messi sotto chiave:
soave è il clangore
altisonante che pervade le aule
“vuote” del cuore.
Mi chiedi risposte
per domande che non mi sono mai posto:
quieto cerco di restare
di fronte alla
tua insistente opera di persuasione
mirata ad estorcermi
informazioni
ottenute “con il sangue”.
Chiedile alla gatta morta
appesa al gancio.
Chiedile a quella bocca
aperta sul mio collo:
nauseabonda, puzzolente,
quasi nociva per l’olfatto,
ma parlante, urlante,
vocifera verità inumane
in dialetti incomprensibili.
È l’unica risposta al “tuo”
tentativo di chiusura
della bocca principale.
Elaborare, adattarsi.
Spingersi oltre limiti
incomprensibili.
Scrivere oltre i margini
dell’esistenza,
rime al curaro
che nessuno mai leggerà,
sui bordi confusi e cupi
di un giornale comunista
passato di moda,
andato in rassegna a revisionisti
storici destrorsi.
Discorsi, rimandi,
link verso pagine interattive prive
di contenuti significativi.
Dati che non hanno codifica
restano informazioni criptiche
negli archivi affollati del mio
cuore urlante.