Delirio Franziskaner

Il mondo è pieno di stronzi.
Il problema è che bisogna sopportarli tutti,
senza mai tirare la catena.
È difficile sopportarne,
nella fattispecie,
la puzza oltre che all’orrenda
forma cilindrica
della quale si vestono.
Sono anfibi:
hanno un abito per ogni
situazione
e modi di comportarsi
protocolli standard predefiniti
da applicare alle situazioni.
Agiscono per schemi
ma sono lontani dall’essere
abili strateghi manovranti
karma positivi.
Sono al massimo pedoni,
posti in luoghi reconditi della
scacchiera,
completamente privi
di alcuna dote offensiva e combattiva.
Sono approfittatori.
“Opportunisti” si dice oggi.
Bella la tendenza
all’estendere allo schifo
parole che lo facciano sembrare virtù.
Quello spaccia:
no, tira a campare.
Quella persona è estroversa:
scopa col suo capo ufficio.
È la poesia che ne paga le conseguenze:
perde di spiritualità
poiché le persone che la portano
avanti, come vessillo dorato ed indistruttibile
del bello e del “sentirsi vivi”
abitano nello stesso mondo dei pessimi
troppo “quieti” che fanno della loro routine
un metodo di vita.
Piano piano la fonte di ogni vita spirituale,
di ogni afflato ispiratore,
di ogni amore fiorito,
si spegne al soffiare forte ed arrogante
dei superbi mangiatori di sterco
celebrale.
Sfregiatori da cucina.
Soppressate di farina di tapioca.
Ottimo argomento
è l’argomentare scemo
di un essere purulento
che ha bevuto lentamente
birre bavaresi.
Ottimo direi il pubblicare a spese tue
quando alla fine le poesie sono mie.
Chiedo solo un nuovo traguardo da raggiungere
ed un a nuova povertà dignitosa
che mi porti distante dal mondo
dei lussuriosi idolatri
che amano il cartaceo demone
riportante l’effige di qualche
amabile monumento
o di qualche eccentrico inventore
di progresso.

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Dei due mondi

Piove a dirotto nel mondo
terreno, solido, privo di misticismo:
fatto di asfalto assorbente
piccole lacrime, anime d’angeli caduti
da cieli troppo “puri”
per accettare la diversità.
Nel mio mondo interiore c’è una pioggia serena,
leggera, cade lentamente e si alterna
all’approssimarsi dell’arrivo di caldi
raggi di sole che con essa danzano
creando vortici fatti di colori poetici e tersi.
È una pioggerellina estiva che scaccia
nubi tenebrose che assediavano
la mia “fortezza” ormai da troppo tempo.
Una serenità ed una gioia inaspettata
mi assale:
felicità ormai dimenticata.
Tanta, ma così tanta da non riuscire a dormire:
un tormento sereno e gratificante mi assale.
Uno spasmo piacevole, un abbraccio stretto e forte
di braccia donanti amore,
di occhi scintillanti e scuri che tutto
mi comunicano.
Una serie di piccole meteore sotto forma d’acqua
mi colpiscono e donano finalmente
quella quiete ristoratrice
che da troppo tempo
invano
cercavo.

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Dedica

Dal lamento bukowskiano
si alza un canto di disperata
speranza.
Speranza di un mondo fatto
di lattex
usato per stampare
solo cloni belligeranti
di noi stessi.
L’unica via di salvezza
resta quel crocefisso
nella mano serrata di un
morto
rappresentante l’umanità tutta
e il suo lento ed improrogabile
declino.

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Debilitato

Un grandissimo mal di testa
a conferma di giorni passati a decifrare segni
che non so interpretare
o meglio che non voglio interpretare.

Mi sento deluso, imbarazzato, forse addirittura
offeso
e so che non dovrei esserlo affatto.

La rabbia indirizzata contro un destino
che difficilmente mi rende ciò che gli ho pagato
con largo anticipo.

Resto sempre l’unico guerriero devastato
da malattie immaginarie
da patologie estreme che albergano in fondo
alle aule devastate del mio stomaco.

Groppo fisso e schiena a pezzi.
Anno che conferma la mia tendenza da vecchio:
non più solo “una questione di mentalità”
ma anche un malanno fisico evidente.

Questo non ottenere ciò che si vuole anche se
si lotta spasmodicamente per farlo proprio
e la peggiore delle prove da affrontare.
Il peggiore dei torti subiti.
A non chiedere quasi mai si finisce per accontentarsi
troppo spesso.

Tentare, tentare, tentare.
Coraggio che viene premiato a volte.
A volte però.

Spiritualmente motivato, animo attivo
e mi scopro addirittura positivo
anche se non dovrei.
Non dovrei farmi castelli in aria le cui fondamenta
ormai sprofondano nelle sommità del cielo.

Ci credo e non ci credo.
So solo che vorrei.
Attesa delle attese,
logorante, malinconica,
forse un addio laconico è
di maggior auspicio…

ma è difficile lasciarti così…

per me è difficile farlo…

solo per me.

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Costanza

La vita va vissuta con
“Costanza”.
Alimentandosi di desideri, di sogni belli e funesti.
Di raptus omicidi che uccidono
la naturale tendenza dell’uomo moderno
alla depressione e all’autolesionismo.

La notte della vita è l’abitudine.
L’insoddisfazione è semplicemente
uno stato mentale per persone
che si sforzano di essere migliori.
La superficialità crea persone felici
ma irrimediabilmente piatte e vuote.
Fatte di cartapesta televisiva che strozza
con mani catodiche
gole intrise di cazzate.

La tua voglia di essere assoluta, completa,
di miglioramento quasi continuo e maniacale
è testimonianza del tuo vivere:
a volte ti azzera togliendoti il tempo che non vuoi
e che non riesci a concederti.

La vita è sopportabile solo per chi riesce a viverla.

Mi sembra che tu ci riesca molto bene
anche se a te non sembra.
Ci vuol talento a stare al mondo.
Talento che io ti riconosco:
per niente sprecato.
Talento di cui io mi sento molto poco
dotato.
Non ti lamentare dei tuoi 22:
c’è chi sta messo peggio di te.

Dritta per la tua via con occhi giroscopici
che vedono in tutte le direzioni.
Dritta fino in fondo.

Il giorno della soddisfazione spera che arrivi tardi.
Uccide con il suo senso di appagamento
i processi mentali creativi.

Augurati un tempo fatto di felicità,
di gioia sopraffina che tutto squarcia
e tutto comprime al suo interno.

A quel giorno in cui magari non ci si vedrà più
come adesso
ma come esseri rinati in una luce splendente
simbolo riconoscibile della vita che dona vita!

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Com-passione

La fine non è vicina
e le sensazioni spiacevoli sono transitorie
tanto quanto quelle positive:
quest’ultime
soltanto più rapide nella loro corsa
ad alta velocità
verso il baratro della
routine.
La compagnia è piacevole:
difficile averla sempre con sé
di questi tempi di
impegni improcrastinabili
indotti compulsivamente.
Necessità di tenersi impegnati
scordandosi l’importanza del silenzio:
esercizio di stile per una quiete necessaria
liberatorio per la mente
usata sempre più senza coscienza.
Conoscenza superficiale
per sentito dire
mai causa di esperienza
vissuta e cicatrizzata
nelle carni.
Apprendere è difficile
specialmente se lo si fa senza
aspettarsi niente in cambio,
se lo sforzo profuso
non porta a nessun tipo di traguardo.
Ripeto: la fine non è vicina.
È soltanto un qualche cosa
che avviene per passaggio:
un esodo, una pasqua,
una liberazione dal desiderio
di vederci sempre per forza
felici o sofferenti.

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Chiarascura

È bastato un piccolo movimento,
breve ma intenso
a stendermi, a togliermi la ragione
a farmi precipitare nel tuo vortice.
Sfuggevole istante in cui mi sono visto
inadeguato
confuso
inebetito come sempre
di fronte alla bellezza che mi interessa.
Fascinazione, charme, carisma
sinonimi inutili che male esprimono
tutto quello che ho visto nei tuoi occhi
di tenebra.
Silenziosi, indagatori, altamente
intelligenti.
No. Non ti farò leggere queste frasi.
Non sarò mai pronto per questo.
Più e più volte ho assaporato la tua forza
fatta di piccole e grandi debolezze,
di lievi e coriacee maschere,
di piccoli segreti impronunciabili.
Ho visto i tuoi movimenti decisi
silenziosi, letali ed assassini:
una danza con cui attrarre
ed ammaliare.
Forse, forse, ho visto anche
la tua paura di amare:
paura che ci accomuna
che purtroppo mio malgrado ci allontana.
Alla prossima vita
o “mia amata”
in cui saremo
dotati di maggior coraggio
ed iniziativa.

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Cent

Confusione semplice.
Debiti ormai estinti
ed estintori messi in addebito
sulla tua busta paga.
Società fallite e falliti
che si mettono in società.
Forza come gruppo
e branco hanno detto.
Un esercito di conigli
malpensanti
ed otturati dalla nuova
merda del duemila.
Quella verde.
Quella cartacea.
Quella insomma.
Sostanziali balzi nel nulla
ed un nulla che balza
nella tua sostanziosa
matassa di banconote
mio caro ammobiliato
porco da vetrina.
Prosperoso essere
che imbrigli
con legacci d’oro
le tue parole inutili
ed inutilmente pronunciate.
Ottimi passi in avanti
dove avanti è dietro i tuoi passi
ormai percorsi
e dove le tue idee
sono messe in gabbie
ermetiche ed invisibili
da mostri di mercurio
a cui sale facilmente
la temperatura.
Scarti di matite fosforescenti
che colorano
soltanto a tratti
e scrivono solo
quello che vogliono.
Poeti inutili
e falsamente poetici
come il sottoscritto
cercano nuove formule
magiche senza falsa modestia.
Assoluta voglia di essere
assoluti
senza bisogno di
sistemi di riferimento
che ci impongano leggi
di gravitazione universale
intorno a pianeti che non ci interessano
e che non vogliamo
assolutamente esplorare
con navette sudice e marce
della sostanza verde e melmosa
chiamata
merda del duemila.

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Carattere

Finalmente persi.
Male alla schiena.
Gente in vetrina.
Pensieri oscenamente puri.
In antitesi col mondo.
Mi faccio stare male.
Decido varie afflizioni
per il mio spirito
vagante
a seconda degli stati d’animo.
Fagioli messi in scatola
saltano impazzando
su tavolate inclinate
e scoscese
dando tutta l’impressione
di non essere molto magici.
“Sorridi alla vita”.
“Non mi sembra che la vita
faccia molte battute divertenti”.
Offeso dalla poca comprensione.
Dalla bassezza dei pensieri.
Dalle derisioni costanti
nei confronti dei più
deboli.
Dietro un carattere poco forte
si nasconde a volte
una persona straordinaria.
Piena di dolcezza.
Di amore da donare:
forzatamente rimane nel suo
“cuore malmesso”
per non uscire mai.
Sensibilità e calore.
Dogmi troppo antichi per
“essere”
rispettati.
Sale in zucca.
Sostanza grigia.
Fuoriuscita di cervello.
Ferita in suppurazione.
Squarci epici
inflitti
da daghe ancestrali
portatrici
di classico
eroismo.

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Cambio pacco!

Il calore stagnante dell’amore
in cambio della
creatività distruttrice
di simboli precostituiti:
lo scambio può sembrare
anche equo
oppure buono,
ma a volte tale miglioria
si vorrebbe lasciarla ad altri,
per cullarsi dolcemente
nelle braccia di chi si brama
in maniera spasmodicamente sincera
e genuina
per farsi donare
attimi di tregua dalla vita
che ci toglie respiri e quant’altro.

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