Non voglio entrare nel paradiso dei normali. Preferisco di gran lunga il mio inferno personale!

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Attese interminabili sulla sponda del fiume senza passaggio di cadavere

Capita di dover attendere.
Capita…
anche quando non si è
immobilisti.
Anche quando di scelte se ne fanno
e non ci si può certo definire ignavi.
In attesa spesso di un qualcosa
che inevitabilmente non arriva.
Non vedo passare nessun sacco
contenente cadaveri di nemici
vecchi o nuovi.
Sento il lento scorrere del fiume
senza tonfi in acqua di corpi
ormai da tempo abbattuti.
Lo specchio d’acqua scorre compatto,
lento, senza neanche un turbinio
dovuto a rocce devianti,
ad ostacoli costringenti
a stupidi mulinelli castranti.
Non riflette neanche più
la mia figura familiare di un tempo.
Quella figura che come al solito agli altri non piaceva
ma che mi soddisfaceva in pieno.
Adesso attendo, ignorando totalmente quello che
tanto agognatamente aspetto da anni.
Non sapendo neanche ritirarmi da questa attesa.
L’alzarmi dalla riva e vagare.
Forse… non fa per me la riflessione.
L’altissimo pensare sulle cose che rendono
grande questa “mitica” e “misteriosa” vita.
Mi ritroverò ad attendere
perchè ormai questa è condizione
a me assai gradita.
Che mi si conface decisamente.
Che si sposa a me tipo simbionte
di aliene origini che s’impossessa di me.
Domina con le sue pulsioni irrefrenabili
le mie.
Domina: signora d’altri tempi che non mi lasci.
L’attesa ormai svanita nel vedere realizzato
il mio sogno in te.

Ne aspetterò un altro
forse meno bello
ma spero decisamente più felice
e votato a quel successo
di cui ci si carica totalmente
quando come fessi si lotta e si aspetta
per vederlo realizzarsi.