Non voglio entrare nel paradiso dei normali. Preferisco di gran lunga il mio inferno personale!

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Le stagioni dell’equilibrio

In bilico su una guglia del duomo
di Milano
mi sveglio impietrito
assai poco preoccupato
della mia condizione di
equilibrista dello squilibrio
che mi porto in testa.
Penzolo da una parte all’altra
rischiando di spiaccicarmi:
non riesco a scendere
poiché le mie gambe sono di marmo
ma tutto il resto invece pulsa
di passione violenta e
irrefrenabile!
Dall’alto scruto e come Icaro
sogno un volo fatto di
ali di cera che si corrompono
al sole.
Il mio mondo
visto dall’alto
non ha una grande fotografia:
avesse perlomeno quel colore
intenso
di “cielo sopra Berlino”
a rendere più vivi i contorni
della mia anima affaticata.
Se solo avesse una piccola filastrocca
da farmi sentire,
una stupida canzone da intonare
quando si resta soli
in scomode posizioni
per troppo tempo
con le gambe che si atrofizzano
che preannunciano
l’avanzare della necrosi
che centimetro dopo centimetro
distrugge i miei sogni pornografici
che mi ero fatto di te.
Se solo ci si potesse vendere ogni tanto…
ricavandone qualcosa di veramente utile
per noi stessi.

Se… se… se…
Il mondo dei Se è talmente pieno
di abitanti
che già progettano razzi intergalattici
per spedirli nello spazio dell’incompiutezza.

Per quanto ne so, resto in bilico.
Cementato alla base.
Subendo di continuo l’azione di vertigini
che rivoluzionano di brutto
il mio mondo sotto e soprastante già instabile di suo.
Chiudo gli occhi per vedere meglio:
non mi fido di loro.
Un samurai cieco
che sulla via della vita
inciampa solo quando
tenta di guardare tutto
con gli ingannevoli
occhi della ragione.